Lotto No. 219 -


Martin Kippenberger *


(Dortmund 1953–1997 Vienna)
Senza titolo, 1996, monogrammato, datato M. K. 96, olio su tela, 120 x 120 cm, con cornice

Provenienza:
Collezione privata
Wiener Kunst Auktionen, Vienna, 21.4.1999, lotto 351
Collezione d’arte E.ON, Germania – ivi acquistato

Bibliografia:
Martin Kippenberger, Werkverzeichnis der Gemälde/Catalogue Raisonné of the paintings, vol. 4, 1993–1997, a cura dell’Estate of Martin Kippenberger, Gisela Capitain, Lisa Franzen, Regina Fiorito, Colonia 2014, p. 245, n. MK P 1996.12 (con riproduz. a colori)

Cfr.:
Alan Licht, Back to the Egg, in: Martin Kippenberger, Eggman II, New York 2011, p. 27 (senza riproduz.)
Manfred Hermes, Eierbilder (Egg Paintings) 1994–1996; in: catalogo della mostra Nach Kippenberger/after Kippenberger, Mumok Vienna, 12.6.-31.8.2003, Van Abbe Museum Eindhoven, 22.11.2003–1.2.2004, pp. 204–207 (senza riproduz.)

“L’arte non fu un riflesso della sua vita: fu la sua vita”
Susanne Kippenberger, Kippenberger, Der Künstler und seine Familien, Berlino 2010, p. 17

“Ogni debolezza veniva trasformata in una forza nell’arte”
Susanne Kippenberger, p. 21

L’uovo è stato usato nell’opera di Martin Kippenberger fin dagli anni Ottanta del secolo scorso come simbolo della protezione dei nascituri e della fertilità. Il piccolo dinosauro nel guscio simbolizza al tempo stesso l’eternità e lo sviluppo di fossili e mostri, e rimanda a un periodo del lontano passato che Kippenberger riporta al presente con il proprio dipinto. Nel maggio 1996, la National Geographic Society pubblicò un numero intitolato “Uova di dinosauro” (National Geographic, vol. 189, n. 5). L’articolo includeva numerose repliche di uova di dinosauro realizzate dai modellisti Brian Cooley e Marr R. Smith. Una delle uova raffigurate in questo numero sembra avere affascinato Martin Kippenberger a un punto tale che l’artista lo ha utilizzato come modello per l’uovo di dinosauro in questa immagine, “Ohne Titel” (“Senza titolo”). Ovviamente, Kippenberger ha anche integrato questi motivi delle uova primordiali nella sua collezione su grande scala di “materiale sulle uova”, in modo da poterli usare come modelli ulteriori per immagini d’uovo. Esse hanno anche fornito materiale visivo aggiuntivo per il catalogo dell’esposizione intitolata “Der Eiermann und seine Ableger / The Eggman and his Outriggers” [L’uomo delle uova e i suoi bilancieri], tenutasi allo Städtisches Museum Abteiberg di Mönchengladbach nel 1997. L’esposizione dimostra come Kippenberger abbia utilizzato un tema apparentemente semplice per creare un mondo d’arte vario, diversificato ed eccezionalmente colorato. La medesima mostra ha inoltre evidenziato la varietà dei modi in cui l’artista lavorava con l’uovo: a volte appariva come un uovo di gallina nel guscio, come se fosse sul triciclo, come un uovo fritto, come un uovo riempito da qualcosa, che di conseguenza offrisse protezione a vita non ancora nata, e infine vi erano uova promozionali adattate per la sua arte.
La semplice immagine dell’uovo bianco, un nucleo di vita il cui centro nasconde i processi fisici e biologici più affascinanti, è diventata un motivo chiave per Kippenberger nel 1996 – per la sua arte e per lui stesso. Di conseguenza, l’uovo non è un semplice motivo caricato di contenuto: Manfred Hermes pensa che il piccolo dinosauro sia l’autoritratto di Kippenberger. Il “dipinto mostra un animale estinto nel suo stato prenatale – un fossile di protetta vitalità onirica. Se Kippenberger avesse veramente concepito il motivo dell’uovo interamente dalla prospettiva corporea, si tratterebbe innanzitutto di un riferimento concreto a se stesso come persona e come artista.” (Manfred Hermes, “The Oval in the Square,” in: Dorotheum my Art Magazine n. 10, Vienna 2017, p. 9)
Oltre alle uova, i lampioni sono un motivo centrale nell’opera di Kippenberger. Per il pittore, il lampione dell’ubriaco è un simbolo dell’alcolismo, dello spassoso nottambulo che trova sostegno e compagnia nell’alcool e con l’alcool mentre si appoggia al palo. Kippenberger fornisce all’osservatore un riferimento mirato al consumo di alcolici dando al torso dell’uomo stilizzato la forma di un boccale.
Il nottambulo che afferra il lampione potrebbe rappresentare un altro autoritratto. Questa volta l’uomo stilizzato che si aggrappa al “sobrio” lampione, il quale resta invece dritto, viene rappresentato nel dipinto come la controparte del cucciolo di dinosauro in cerca di protezione nel suo uovo, circondato da materiali che gli conferiscono forza e vitalità.
“L’arte non fu un riflesso della sua vita: fu la sua vita”: è in questo modo che Kippenberger interpretò la propria opera fino alla fine. Egli trasformò alcuni momenti ardui della propria vita in motivi felici nelle proprie immagini, che al tempo stesso fungono da riferimento al lato crudele, selvaggio dell’esistenza. Fino all’ultimo istante, Martin Kippenberger rimase intento a disegnare un’immagine allegra, piena di colori proveniente dalle sfide della vita, incarnando quindi perfettamente quel senso dell’umorismo e di perpetuo ottimismo che gli erano propri.

“Nella pittura bisogna guardare ai colpi di fortuna che sono rimasti da dipingere. Le uova sono state trascurate; e Warhol aveva già reclamato le banane. Si sceglie una forma, è sempre qualcosa di spigoloso, squadrato, qualcosa che ha a che fare con forma e formato, con la proporzione aurea. Le uova sono bianche e insipide:
come si possono trasformare in un’immagine piena di colori?”
Intervista di Daniel Baumann 1996, Susanne Kippenberger, p. 522

22.11.2017 - 18:00

Prezzo realizzato: **
EUR 430.742,-
Stima:
EUR 250.000,- a EUR 350.000,-

Martin Kippenberger *


(Dortmund 1953–1997 Vienna)
Senza titolo, 1996, monogrammato, datato M. K. 96, olio su tela, 120 x 120 cm, con cornice

Provenienza:
Collezione privata
Wiener Kunst Auktionen, Vienna, 21.4.1999, lotto 351
Collezione d’arte E.ON, Germania – ivi acquistato

Bibliografia:
Martin Kippenberger, Werkverzeichnis der Gemälde/Catalogue Raisonné of the paintings, vol. 4, 1993–1997, a cura dell’Estate of Martin Kippenberger, Gisela Capitain, Lisa Franzen, Regina Fiorito, Colonia 2014, p. 245, n. MK P 1996.12 (con riproduz. a colori)

Cfr.:
Alan Licht, Back to the Egg, in: Martin Kippenberger, Eggman II, New York 2011, p. 27 (senza riproduz.)
Manfred Hermes, Eierbilder (Egg Paintings) 1994–1996; in: catalogo della mostra Nach Kippenberger/after Kippenberger, Mumok Vienna, 12.6.-31.8.2003, Van Abbe Museum Eindhoven, 22.11.2003–1.2.2004, pp. 204–207 (senza riproduz.)

“L’arte non fu un riflesso della sua vita: fu la sua vita”
Susanne Kippenberger, Kippenberger, Der Künstler und seine Familien, Berlino 2010, p. 17

“Ogni debolezza veniva trasformata in una forza nell’arte”
Susanne Kippenberger, p. 21

L’uovo è stato usato nell’opera di Martin Kippenberger fin dagli anni Ottanta del secolo scorso come simbolo della protezione dei nascituri e della fertilità. Il piccolo dinosauro nel guscio simbolizza al tempo stesso l’eternità e lo sviluppo di fossili e mostri, e rimanda a un periodo del lontano passato che Kippenberger riporta al presente con il proprio dipinto. Nel maggio 1996, la National Geographic Society pubblicò un numero intitolato “Uova di dinosauro” (National Geographic, vol. 189, n. 5). L’articolo includeva numerose repliche di uova di dinosauro realizzate dai modellisti Brian Cooley e Marr R. Smith. Una delle uova raffigurate in questo numero sembra avere affascinato Martin Kippenberger a un punto tale che l’artista lo ha utilizzato come modello per l’uovo di dinosauro in questa immagine, “Ohne Titel” (“Senza titolo”). Ovviamente, Kippenberger ha anche integrato questi motivi delle uova primordiali nella sua collezione su grande scala di “materiale sulle uova”, in modo da poterli usare come modelli ulteriori per immagini d’uovo. Esse hanno anche fornito materiale visivo aggiuntivo per il catalogo dell’esposizione intitolata “Der Eiermann und seine Ableger / The Eggman and his Outriggers” [L’uomo delle uova e i suoi bilancieri], tenutasi allo Städtisches Museum Abteiberg di Mönchengladbach nel 1997. L’esposizione dimostra come Kippenberger abbia utilizzato un tema apparentemente semplice per creare un mondo d’arte vario, diversificato ed eccezionalmente colorato. La medesima mostra ha inoltre evidenziato la varietà dei modi in cui l’artista lavorava con l’uovo: a volte appariva come un uovo di gallina nel guscio, come se fosse sul triciclo, come un uovo fritto, come un uovo riempito da qualcosa, che di conseguenza offrisse protezione a vita non ancora nata, e infine vi erano uova promozionali adattate per la sua arte.
La semplice immagine dell’uovo bianco, un nucleo di vita il cui centro nasconde i processi fisici e biologici più affascinanti, è diventata un motivo chiave per Kippenberger nel 1996 – per la sua arte e per lui stesso. Di conseguenza, l’uovo non è un semplice motivo caricato di contenuto: Manfred Hermes pensa che il piccolo dinosauro sia l’autoritratto di Kippenberger. Il “dipinto mostra un animale estinto nel suo stato prenatale – un fossile di protetta vitalità onirica. Se Kippenberger avesse veramente concepito il motivo dell’uovo interamente dalla prospettiva corporea, si tratterebbe innanzitutto di un riferimento concreto a se stesso come persona e come artista.” (Manfred Hermes, “The Oval in the Square,” in: Dorotheum my Art Magazine n. 10, Vienna 2017, p. 9)
Oltre alle uova, i lampioni sono un motivo centrale nell’opera di Kippenberger. Per il pittore, il lampione dell’ubriaco è un simbolo dell’alcolismo, dello spassoso nottambulo che trova sostegno e compagnia nell’alcool e con l’alcool mentre si appoggia al palo. Kippenberger fornisce all’osservatore un riferimento mirato al consumo di alcolici dando al torso dell’uomo stilizzato la forma di un boccale.
Il nottambulo che afferra il lampione potrebbe rappresentare un altro autoritratto. Questa volta l’uomo stilizzato che si aggrappa al “sobrio” lampione, il quale resta invece dritto, viene rappresentato nel dipinto come la controparte del cucciolo di dinosauro in cerca di protezione nel suo uovo, circondato da materiali che gli conferiscono forza e vitalità.
“L’arte non fu un riflesso della sua vita: fu la sua vita”: è in questo modo che Kippenberger interpretò la propria opera fino alla fine. Egli trasformò alcuni momenti ardui della propria vita in motivi felici nelle proprie immagini, che al tempo stesso fungono da riferimento al lato crudele, selvaggio dell’esistenza. Fino all’ultimo istante, Martin Kippenberger rimase intento a disegnare un’immagine allegra, piena di colori proveniente dalle sfide della vita, incarnando quindi perfettamente quel senso dell’umorismo e di perpetuo ottimismo che gli erano propri.

“Nella pittura bisogna guardare ai colpi di fortuna che sono rimasti da dipingere. Le uova sono state trascurate; e Warhol aveva già reclamato le banane. Si sceglie una forma, è sempre qualcosa di spigoloso, squadrato, qualcosa che ha a che fare con forma e formato, con la proporzione aurea. Le uova sono bianche e insipide:
come si possono trasformare in un’immagine piena di colori?”
Intervista di Daniel Baumann 1996, Susanne Kippenberger, p. 522


Hotline dell'acquirente lun-ven: 10.00 - 17.00
kundendienst@dorotheum.at

+43 1 515 60 200
Asta: Arte contemporanea I
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 22.11.2017 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 11.11. - 21.11.2017


** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA(Paese di consegna Austria)

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